Tab Article
"Libro terrestre e corale, questo di Pasqualina Deriu, infatti la voce della poetessa pare si scandisca in una doppia dimensione sia orizzontale che verticale, assumendo persino una tensione liturgica, eco di una religiosità ancestrale eppure terrena che permea il sentire dell'autrice. La voce poetica, infatti, sale dai campi al cielo, unendo passato e presente, il suono della vita vissuta e il ritmo del respiro dei morti che però mai destano spavento, ma accompagnano la vita stessa, stando di fianco a ciò che accade. In questo percorso tra buio e luce, tra silenzio e lontane cantilene contadine, il libro trova un suo ritmo potente, divenendo anche eco di voci comuni: suono che porta in sé la memoria collettiva della gente che abita i luoghi di cui Pasqualina ci dà testimonianza, ovvero, le terre di Sardegna, qui evocate nella loro arsura, petrosità e isolatezza che è però anche sacralità arcaica e arcana." (dalla nota critica di Gabriela Fantato)